La carestia in Somalia sembra non essere più un’emergenza e a dichiararlo sono le Nazioni Unite. Come si legge da un comunicato della Fao, il numero delle persone che necessitano di assistenza umanitaria d’emergenza si è abbassato da 4 milioni a 2,3 milioni, ovvero il 31% della popolazione.
Una buona notizia che però non elimina lo stato di allerta, dal momento che la siccità che colpisce il Corno d’Africa rimane comunque una minaccia se non verranno adottate misure di intervento e prevenzione.
“Le ragioni principali di questo miglioramento sono state l’arrivo delle piogge a lungo attese, insieme alla massiccia distribuzione di fattori produttivi agricoli e alla grande risposta umanitaria degli ultimi sei mesi”, lo ha affermato il nuovo Direttore Generale della FAO (www.fao.org), Josè Graziano da Silva, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Nairobi dopo una visita nella zona sud della Somalia.
Ma nonostante ciò, la crisi non è ancora del tutto terminata, “si potrà risolverla solo se non verranno meno le piogge e continueranno gli interventi coordinati e di lungo periodo in grado di ricostituire la capacità della popolazione locale di rispondere alle emergenze, e se si riuscirà a collegare le azioni di soccorso d’emergenza ad uno sviluppo duraturo”. Continua Josè Graziano da Silva, il quale conclude dichiarando che “non possiamo evitare i periodi di siccità, ma possiamo prendere misure per evitare che si trasformino in periodi di carestia. Abbiamo tre mesi sino alla prossima stagione delle piogge”.
Lo stato di emergenza umanitaria è stato lanciato lo scorso 20 luglio dalle Nazioni Unite evidenziando in particolare l’allerta in due zone del sud della Somalia, allarme che è stato poi esteso da sei a otto regioni. Le persone in pericolo di vita erano 750 mila, numero che nel mese di novembre è sceso a 250 mila.
Nonostante il dato confortante, la Somalia è ancora alle prese con la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni. Il timore è che il paese possa tornare ad una situazione grave se la popolazione somala non potrà prendersi cura dei raccolti e del bestiame e soprattutto se non avrà il libero accesso all’acqua potabile e al cibo.