Il 25 dicembre con un processo durato solo due ore e mezza, Pechino condanna Liu Xiaobo a 11 anni di prigione per "istigazione a sovvertire i poteri dello Stato".
L’accusa all’intellettuale 54enne, che nel 1989 aderì alla protesta di piazza Tienanmen, è basata sulla diffusione in rete di alcuni documenti contro il regime cinese e in particolare della “Carta 08” (Il testo integrale di Carta 08, per i diritti umani in Cina).
Il testo, pubblicato in occasione dei 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, chiedeva al governo cinese oltre all’osservanza di tali diritti, radicali riforme politiche, libertà religiosa e democrazia.
Il documento, oscurato su Internet, fu inizialmente firmato da circa 300 cittadini tra docenti universitari, artisti, avvocati e attivisti e poi sottoscritto da decine di migliaia di persone tutte intenzionate ad una più ampia discussione sul futuro sviluppo politico della Cina.
La “Carta 08” il cui nome ricorda l’atto dei dissidenti cecoslovacchi (“Carta 77”) è costata il fermo a molti dei suoi firmatari.
Secondo il portale di Asia News (http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=17208&size=A), prima del processo centinaia di persone fra i sottoscrittori avrebbero chiesto di essere processati anch’essi con Liu Xiaobo poiché in sintonia con le sue idee.
Reazioni di disaccordo per l’arresto del dissenziente sono arrivate sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Europea.
Il giorno del processo una piccola folla composta da sostenitori dell’ex docente di letteratura e da rappresentanti diplomatici europei e statunitensi, si è riunita davanti al tribunale di Pechino per protestare, ma nessuno è riuscito a varcare la soglia della sede giudiziaria e ad assistere all’udienza; intanto tra la calca si distribuivano nastri gialli come simbolo di buon augurio per il destino dell’imputato. [fonte http://it.euronews.net/2009/12/23/cina-la-sentenza-contro-il-dissidente-... ]
Un breve dispaccio dell’agenzia d'informazione ufficiale ha divulgato che il processo “è stato aperto al pubblico” e che il Tribunale “ha seguito strettamente le procedure” previste dalla legge cinese; il diplomatico americano Gregory May a Pechino ha invece letto una dichiarazione che sosteneva come il processo sia stato “al di sotto degli standard internazionalmente riconosciuti dei diritti umani” ribadendo che il governo degli Stati Uniti chiede l'immediata liberazione del condannato [fonte: Corriere.it http://www.corriere.it/esteri/09_dicembre_25/dissidente_cina_86f933c0-f1... ].